La corioretinopatia sierosa centrale (CRSC) è una malattia
retinica la cui causa è sconosciuta, caratterizzata dalla presenza di un sollevamento sieroso della
regione maculare secondario alla formazione di liquido nel tessuto retinico.
In condizioni normali l'equilibrio negli scambi tra coroide (tessuto vascolare che nutre gli strati
retinici esterni) e retina è mantenuto dall'epitelio pigmentato grazie alla sua capacità di filtro che
previene la diffusione di liquidi verso la retina.
Nella CRSC si verifica una interruzione nell'integrità dell'epitelio pigmentato con conseguente elevazione
della retina centrale dovuta all'accumulo di fluidi al di sotto di essa. Sebbene il sollevamento retinico
sia direttamente responsabile dei sintomi della malattia, la retina è interessata solo secondariamente:
le più recenti teorie patogenetiche ipotizzano, infatti, una alterazione iniziale della coroide che
presenta delle zone focali di iper-permeabilità.
Questo comporta un edema della coroide con pressione sull'epitelio pigmentato causandone il sollevamento
in punti singoli o multipli noti come distacchi sierosi dell'epitelio pigmentato. Quando la parete di
questi distacchi si interrompe in un punto il liquido contenuto al loro interno si riversa nella retina
determinando così l'inizio della sintomatologia clinica.
E' importante sottolineare che la formazione di liquido è avascolare in quanto non è associato alla
crescita di nuovi vasi sanguigni (neovascolarizzazione) come avviene invece nella degenerazione
maculare senile.
La CRSC interessa in circa il 90% dei casi soggetti di sesso maschile
con età compresa tra 25 e 45 anni anche se esordi in età più avanzata non sono però rari. Generalmente gli
individui affetti sono in buone condizioni di salute generale e non presentano altre patologie oculari.
Nella grande maggioranza dei casi i pazienti sono soggetti in condizioni di stress emotivo e con personalità
di tipo A. Infatti hanno spesso un importante stato di ansia alla base ed enfatizzano situazioni per loro
emotivamente pesanti.
I pazienti con CRSC presentano generalmente una riduzione
dell'acuità visiva associata a distorsione e ondulazione delle immagini che appaiono più piccole e di
colore più grigio.
All'esame clinico si apprezza un sollevamento isolato o multiplo dell'epitelio pigmentato accompagnato, nelle
fasi più acute della malattia, da sollevamenti della sovrastante retina neurosensoriale. Nel caso in cui il
sollevamento della retina sia distante dall'area visiva centrale il paziente può essere asintomatico.
Frequente è il riscontro di alterazioni croniche dell'epitelio pigmentato, sotto forma di zone di atrofia e/o di
rimaneggiamento pigmentario, esito di pregresso sollevamento della retina.
Infatti, quando la retina neurosensoriale è sollevata rispetto alla sua posizione normale l'apporto
nutrizionale dalla sottostante coroide risulta compromesso determinando con il passare del tempo un danno permanente al tessuto retinico; proprio in ragione di queste modificazioni atrofiche si possono talvolta
avere delle alterazioni definitive della vista malgrado la risoluzione della fase acuta.
Un esame fondamentale per la diagnosi di CRSC è la fluorangiografia che
dimostra un caratteristico graduale passaggio di colorante dall'epitelio pigmentato allo spazio
sottoretinico.
Altro esame importante, di più recente introduzione, è l'angiografia con verde
indocianina che, grazie alle caratteristiche proprie del colorante, è in grado di evidenziare
l'interessamento della coroide da cui, come già visto, origina la malattia.
La prognosi della CRSC è generalmente assai buona; i punti di alterazione dell'epitelio pigmentato tendono a
chiudersi spontaneamente cosicché la sintomatologia regredisce nel giro di pochi mesi. Più del 90% dei pazienti
mantiene una visione finale di 8-9/10; nell'80% dei casi, inoltre, la sintomatologia è unilaterale pur
riscontrandosi di frequente alterazioni subcliniche nell'occhio controlaterale.
Malgrado la buona acuità visiva alcuni pazienti notano però lievi alterazioni nella qualità della visione
con modica distorsione delle immagini, ridotta sensibilità al contrasto e difficoltà nella visione notturna.
In circa il 20% dei casi si osservano recidive della malattia nei mesi o anni successivi con aumento, dopo
ciascun episodio, delle possibilità di un danno permanente alla retina neurosensoriale; in un limitato numero
di pazienti le alterazioni atrofiche dell'epitelio pigmentato possono essere molto vaste con grave
riduzione della vista.
Non esiste un trattamento sicuramente efficace per la CRSC. Si consiglia generalmente di ridurre lo stress
e di essere più rilassati, ma queste, chiaramente, sono misure non da tutti attuabili. Svariati tipi di
farmaci (tranquillanti, antistaminici, antinfiammatori non steroidei, beta bloccanti) sono stati provati
senza successo così come inefficace, o addirittura controindicato, si è dimostrato essere il cortisone.
In qualche caso sembrerebbe avere una certa utilità l'uso di diuretici che riducendo l'accumulo di fluidi
sotto la retina, possono accelerare la risoluzione dei sintomi.
In alcuni casi si può effettuare la fotocoagulazione laser. Il razionale di questo trattamento è ridurre
la durata del distacco sieroso della retina neurosensoriale per prevenire
permanenti modificazioni degenerative della retina poiché più lungo è il tempo del distacco maggiore è il
rischio di danni definitivi. Uno studio clinico randomizzato e controllato sull'effetto della terapia laser
nella fase attiva della CRSC ha dimostrato un riassorbimento del liquido sottoretinico significativamente più
rapido negli occhi trattati rispetto agli occhi non trattati.
Lo stesso studio, tuttavia, non ha dimostrato negli occhi trattati né un recupero finale migliore né un
minor tasso di recidive. Considerando inoltre il rischio associato a trattamenti fotocoagulativi di lesioni
centrali sembrerebbe opportuno usare una certa prudenza attenendosi in linea di massima alle seguenti linee
guida: osservare il primo episodio unilaterale per almeno quattro mesi (tempo medio di recupero);
considerare invece il trattamento laser in caso di:
1) distacco sieroso persistente per oltre i tre o quattro mesi,
2) recidiva in occhi che hanno deficit permanenti a seguito di pregressi episodi,
3) presenza di deficit permanenti nell'occhio controlaterale,
4) occasionalmente in pazienti che necessitano di un rapido recupero funzionale.
Nelle forme di sierosa cronica con bassa acuità visiva è talora consigliabile effettuare
la terapia fotodinamica.